Carmen
San Remo
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Cambiare, Comunicare, Catania, ecco in assoluta sintesi "Stato
di Necessità", il nuovo album di Carmen Consoli:
CAMBIARE
L’urgenza di cambiare, evolversi, non essere mai uguali a se stessi
ma crescere, mettersi in discussione è, fuor di dubbio, prerogativa di
tutti coloro destinati a lasciare "un segno".
Cambiare look può essere la soddisfazione di un
semplice capriccio. Lo sfizio di un momento, spesso. Per gli artisti, un
cambiamento notevole di immagine può significare idealmente ben altro.
Per esempio, il desiderio (magari inconscio) di dare immediata visibilità
a un profondo rinnovamento stilistico.
Il caso di CARMEN CONSOLI, la più popolare cantautrice
rock dell’ultima generazione, si colloca proprio in questa chiave di
lettura. CARMEN ritorna a Sanremo, per l’edizione del cinquantenario,
sfoggiando un taglio di capelli recentissimo e radicale. Guarda caso,
proprio sul "luogo del delitto", laddove il grande pubblico l’aveva
scoperta ai tempi di "Amore di Plastica" (era il febbraio
del ’96), rivista e riascoltata l’anno successivo ("Confusa
e Felice"), e ne aveva apprezzato talento, grinta e
personalità, a dispetto del responso "ufficiale" della giuria
demoscopica. Ma la vendetta, si sa, è un piatto che si consuma freddo.
CARMEN rientra al Festival dalla porta principale,
attesissima, annunciando appunto vistose novità sin dal primo colpo d’occhio.
Adesso porta i capelli cortissimi, anche il colore (castano, con riflessi
ramati) è cambiato. Ed è cambiato - anche e soprattutto – il suo
atteggiamento nei confronti della musica. Questo, è bene sottolinearlo,
[anche se è davvero un po’ ovvio] è il cambiamento più importante,
quello nato dall’urgenza di cui si diceva prima, dalla voglia di una
continua evoluzione e crescita.
Basta ascoltare "In Bianco e Nero", il
brano scelto per l’esposizione nella vetrina sanremese, per farsene una
prima, sommaria idea …."In bianco e nero" con il suo
attualissimo recupero di sonorità seventies, e la sua accattivante
melodia, preannuncia la sostanziale virata dell’artista catanese.
"Stavo rischiando di fare il verso a me stessa, di
finire nei confini stretti di un solo territorio, il rock, prigioniera di
un personaggio troppo prevedibile. Vero è che amo il rock in molte delle
sue espressioni" confessa oggi CARMEN "ma con la stessa
intensità emotiva guardo ad altri linguaggi della musica: dalla
"palestra nera" della Stax, della Atlantic e della Motown ai
nostri cantautori storici, come Domenico Modugno, dalla musica cubana e
latinoamericana al jazz, dal pop soul britannico alla Style Council alle
partiture di Burt Bacharach, e molto altro ancora".
Si potrebbe quindi parlare di una virata
"pop"….. ma non spaventino i termini, Pop è da intendersi
infatti nell’accezione più ampia (e più nobile) del termine, come
musica dalle radici profonde, saldamente ancorate alla tradizione
popolare. E non soltanto italiana, se appena si conoscono gli amori e gli
umori della "cantantessa". Va comunque chiarito che Carmen non
abbandona la "pista del rock", non rinnega il Suo passato, anzi
se ne riappropria, lo rimodella sino a trasformarlo ancora una volta in
una sostanziale novità.
A venticinque anni – Carmen è nata sotto il segno
della Vergine, il 4 settembre del 1974, a San Giovanni la Punta, Catania,
proprio alle falde dell’Etna – e con tre album di successo crescente
alle spalle, la cantante virtuosa ha capito che sul piano compositivo
poteva e voleva osare di più. D’altronde, quando si esibiva nei pub
della sua città, ancora ragazzina, nel suo repertorio c’erano i
classici della black music come gli evergreen della canzone italiana, gli
anthem del rock come gli esperimenti armonici di scuola britannica.
"Forse negli ultimi tempi m’ero lasciata prendere la mano, e tenevo
da parte certe passioni contagiose della mia infanzia e della mia
adolescenza. Tiravo più al noise che all’armonia" confessa "e
con il terzo album, "Mediamente Isterica", ho
compreso che avevo raggiunto il limite."
Per spiegare la sua ansia di rinnovamento, CARMEN
CONSOLI utilizza ora una calzante immagine metaforica. < Ho ripreso in
mano il mazzo di carte e, senza imporre delle regole, le ho distribuite
per un gioco nuovo, a carte scoperte. D’altra parte, era da tempo che
percepivo un’attenzione diversa, da parte del pubblico.
Durante l’ultimo tour, per esempio, ai miei concerti
c’erano ancora i duri e puri del rock, ma anche loro, quand’era il
momento di "Besame Mucho", la cantavano insieme a me. E anche
quando mi tuffavo negli episodi più intimisti – penso a "La
Bellezza delle Cose", giusto per fare un titolo – avvertivo un’adesione
pressochè totale da parte del pubblico. Mi sono chiesta: vuoi vedere che
i ragazzi che vengono ai miei spettacoli sono eclettici quanto lo sono io?
Mi sono fatta questa domanda, e la risposta la offro con l’album
nuovo.>
Il risultato, aggiungiamo noi, è un personalissimo
caleidoscopio sonoro, nuovissimo, ancora una volta precursore dei tempi,
ma soprattutto un lavoro veramente originale "marchiato" dall’inimitabile
e riconoscibile stile di Carmen.
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Stato di Necessità
COMUNICARE
Il titolo stesso dell’album è lo specchio del bisogno di Carmen di
comunicare con gli altri, era infatti in questo "stato di
necessità", in cui l’artista si trovava nel momento in cui ha
iniziato a lavorare a questo disco.
"STATO DI NECESSITA’", contiene dodici nuove canzoni
della "cantantessa" che corrispondono ad altrettanti stati d’animo,
come un collage di fotografie.
Musicalmente, si è detto, escono finalmente tutte le anime di Carmen,
le diverse sfaccettature del suo essere artista.
Sia nell’armamentario strumentale, sia nel processo
compositivo CARMEN CONSOLI utilizza, per la prima volta, fatta eccezione
per i brani presentati nei Festival precedenti – la grande orchestra,
per la precisione i trentatrè elementi dell’Orchestra di Roma diretta
da Paolo Buonvino, che è anche uno dei più apprezzati autori italiani di
colonne sonore. Fiati e ottoni fanno capolino anche in altre episodi, e
non sono mai usati in funzione "ornamentale". Si tratta
viceversa, di orchestrazioni corpose e raffinate, assolutamente in linea
con il nuovo corso – a 360°, per rendere l’idea – della
"nuova" CARMEN. A livello di composizioni, la novità più
interessante è addirittura strutturale. < In passato cercavo di
adattare i suoni ai miei testi, stavolta ho usato il procedimento inverso,
tutti i brani nascono da un’idea strumentale. E non soltanto.>
Fatto è che mai come per quest’ultimo disco Carmen
si è "lasciata andare", sia come autrice che come interprete.
In tutti i brani, o quasi, i cantati si sono rivelati "buoni alla
prima". Evidentemente la CONSOLI ha capito, una volta per tutte, che
non aveva più niente da dimostrare, a livello di virtuosismo. E questa
consapevolezza mista ad un entusiasmo mai domo l’hanno portata a
lavorare a perdifiato sul progetto (<venti ore al giorno, per un paio
di mesi, ma ero così entusiasta di come stavano andando le cose che
addirittura sognavo gli arrangiamenti del disco, mentre dormivo, ed era
tutt’altro che un incubo>)
Dal punto di vista dei testi continua il processo evolutivo, le liriche
dell’album sono più mature, a volte ironiche e a tratti invece
toccanti. Ad esempio "In bianco e nero", il brano di
Sanremo 2000, è un’intima riflessione sul fluire del tempo attraverso l’incontro/scontro
generazionale con la madre; "Ultimo Bacio" è un piccolo
capolavoro che trafigge il cuore e "Parole di Burro" una
bellissima e raffinata richiesta d’amore.
Un aspetto di Carmen completamente diverso emerge invece da canzoni
come "Bambina Impertinente", "Stato di
Necessità", "Il Sultano della Kianca", episodi
tiratissimi che l’autrice autodefinisce < il mio trittico dell’erotismo:
sono i pezzi nei quali ho dato parole e immagini all’immaginario
sessuale, liberando il mio senso dell’ironia >, spiega. < Forse
ascoltando i miei dischi precedenti la gente si era fatta l’idea di una
persona malinconica, seriosa, che si prende sul serio. In realtà sono una
che ama anche ridere, sorridere e scherzare su se stessa >.
CATANIA
Che sia forte il legame di Carmen con la sua città non
è certo un mistero; fatto sta che immagini legate a Catania compaiono in
un paio di brani di "Stato di Necessità", che catanesi
siano tutti i musicisti che hanno lavorato all’album e che catanese sia
il team di lavoro (Carmen stessa, Nicotra, Roccaforte e Francesco Virlinzi).
Logico quindi che sia stato registrato negli studi
della Waterbird di Catania….(e ad onor del vero missato alla Fonoprint
di Bologna dall’esperto Fabrizio Simoncioni [Litfiba, Ligabue, Negrita]
e masterizzato al Nautilus di Milano.) una scelta naturale, dettata non
solo da "ragioni affettive" ma anche dal bisogno di trovare un’atmosfera
ideale nella quale poter dar vita ad un album che è innegabilmente il suo
disco più eclettico, maturo e di indiscutibile levatura internazionale.
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